I paletti dei freelance
L’argomento “paletti” è certamente tra i più dibattuti tra i freelance, teoricamente liberi di gestire i propri spazi vita-lavoro ma nella sostanza continuamente dibattuti tra la necessità pratica di accontentare i committenti e quella psicofisica di staccare la spina. Ma forse perché sotto sotto tutti noi freelance abbiamo una tendenza innata al workaholism, o forse perché in linea generale amiamo molto quello che facciamo, i paletti ci scordiamo proprio di piantarli. E così, alla ricerca di un equilibrio tra stacanovismo e rivendicazioni sindacali, ho provato a stilare sette considerazioni sull’argomento, o meglio, a piantare sette paletti… nel giardinetto interiore che tutti dovremmo coltivare.
Paletto 1: I paletti si ergono un po’ alla volta
Questo paletto a mio parere vale per tutti, freelance e non: quando si comincia, nel pacchetto sono compresi anche un certo numero di ore extra, di impegno fisico e mentale totalizzante, di rinunce; insomma, la dura gavetta che non risparmianessuno. Ma, come si suol dire, un giorno tutto questo dolore ci sarà utile: ci permetterà di piantare i nostri paletti con grande soddisfazione.
Paletto 2: Divieto di sfruttamento
Questo paletto non è facilissimo da piantare, soprattutto all’inizio; per quanto “sfruttamento” sia una parola orribile, non sempre riusciamo a capire quando ne siamo vittime. Perché se la gavetta va benissimo, il pagamento in visibilità o esperienza non è ammesso, a meno che non lo si faccia per una buona causa.
Paletto 3: Patti chiari, preventivi corretti
Un altro effetto collaterale dell’inesperienza è non avere chiaro il confine tra la disponibilità e l’ingenuità: quando ci viene affidato un lavoro è bene chiarire cosa ci verrà richiesto, per non rischiare di vederci appioppare carichi non previsti o che esulano dai nostri compiti (vedi paletto precedente). Prendiamo esempio dall’idraulico: magari già che è venuto ad aggiustare la doccia può anche dare un’occhiata al rubinetto che perde, ma se poi quel rubinetto va sostituito… be’, provate a chiedergli di farlo gratis!
Paletto 4: Rispetto dei tempi di lavoro…
Chi di noi lavora in casa lo sa: darci dei tempi di lavoro ben scanditi non è sempre semplicissimo. A volte la colpa è nostra, perché dobbiamo imparare a organizzarci bene o perché ci distraiamo facilmente; ma spesso sono le persone che ci circondano a non prendere troppo sul serio le nostre esigenze e ad affibbiarci compiti vari, perché tanto “siamo a casa” (ne avevamo già parlato qui). Questo paletto è davvero fondamentale, e lo dice anche Vasco: “noi soli dentro una stanza… e tutto il mondo fuori!”.
Paletto 5: …e dei tempi di riposo
È vero che molti di noi lavorano di notte o nei weekend, ma in linea generale dovrebbe essere una scelta nostra (perché non vogliamo rinunciare a un lavoro anche se siamo già carichi) o un nostro problema (perché non ci siamo organizzati bene), o anche una semplice preferenza. Per chi lavora con aziende in realtà il problema è un po’ ridimensionato, ma per chi lavora con altri freelance può diventare davvero grave: ricevere richieste via mail, whatsapp o addirittura telefonate la sera tardi o la domenica mattina, dopo una certa soglia di tolleranza ci trasforma in Van Helsing.
Paletto 6: Rispetto degli spazi
Non tutti i freelance possono permettersi un ufficio e non tutti vivono in città dotate di spazi di coworking; per la maggior parte di noi l’ambiente di lavoro consiste in pochi metri quadrati a casa nostra, e spesso ci troviamo a doverli difendere con le unghie e con i denti da bambini, gatti e accumuli vari di roba (spesso e volentieri altrui). Qui di paletti ce ne vogliono parecchi… più o meno una recinzione, ecco.
Paletto 7: Un po’ di sana netiquette
La maggior parte delle interazioni che noi freelance manteniamo con colleghi e committenti avviene via e-mail o messaggi, quindi la netiquette conta non poco per creare buoni rapporti virtuali e scongiurare lune storte. Certo è difficile imporre paletti agli altri, però cominciare da noi (e non demordere mai, neanche davanti ai messaggi in maiuscolo) vuol dire già molto.