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La denuncia della Crusca (2)

A colpo d’occhio | Uso e disuso della lingua inglese ad opera degli italiani

In Italia si usano sempre più termini anglosassoni nella vita di tutti i giorni, anche quando esiste un equivalente nostrano perfettamente accettabile.

Molti di questi provengono dal mondo degli affari e della tecnologia, come “strategy”, “meeting”, “spending review”, “jobs act” e “budget”. Ma il significato di alcuni viene storpiato quasi al di là dell’immediato riconoscimento.

Ecco alcuni esempi di termini infiltrati nella lingua italiana che hanno stranamente mutato il loro significato originale:

“Smoking”– usato per indicare un abito maschile formale o da sera
“Water”– usato per indicare un gabinetto o un lavabo
“Sexy shop” – al posto di sex shop
“Pullman” – per indicare un autobus
Footing”–interpretato come jogging o corsa
“Lifting”– per indicare un’operazione chirurgica al viso
“Mister” – usato per definire un allenatore di calcio
“Outing”– l’atto di dichiararsi omosessuale
“Big” – per definire un alto dirigente politico o aziendale
“Baby gang”– non un gruppo di neonati, ma una banda di giovani delinquenti, vandali o criminali

I termini ibridi nati da un italiano inglesizzato stanno emergendo con sempre più frequenza. Un esempio lampante di questa bizzarra attitudine linguistica è il verbo chattare, un termine inventato di sana pianta e preso dal corrispettivo in inglese“to chat”, che ha scavalcato così l’equivalente in italiano, cioè il verbo chiacchierare.

Molti dei nuovi anglicismi sono legati al mondo di Internet – per esempio, dall’inglese “to post” si ricava un altro ibrido storpiato, da cui emerge il termine “postare”, cioè pubblicare un commento o una foto. Poi ancora abbiamo: “mouse”, per indicare l’aggeggio che guida il cursore, “selfie”, “spread”, “car sharing”, “e-book” e “spending review”.

“Se continuiamo così, l’italiano sarà svanito nell’anno 2300. Al suo posto parleremo solo l’inglese”, ha dichiarato il professor Marazzini al quotidiano La Stampa.

I giovani italiani lottano per padroneggiare l’uso del congiuntivo – la forma del verbo che suggerisce che qualcosa potrebbe accadere – e alcuni lo stanno abbandonando del tutto.

Persino il tempo futuro è stato sostituito dal tempo presente. “I giovani, in particolare, tendono ora più che mai a dire  ‘Domani vengo a casa tua’  piuttosto che  ‘Domani verrò a casa tua’ ” – dice il professor Marazzini.

Un politico di alto profilo, indicato come futuro primo ministro, è stato ampiamente deriso pochi giorni fa per non aver afferrato la forma corretta del congiuntivo in un tweet scritto da lui.

Luigi Di Maio, una stella nascente all’interno del Movimento alternativo dei Cinque Stelle, ha sbagliato non solo una volta, ma tre, e ha dovuto ripetutamente correggersi nei messaggi successivi su Twitter e Facebook. In un post sulla sicurezza informatica, è inciampato più volte sul verbo “spiare”.

“Guarda, ti pagherò il doposcuola per prendere lezioni di grammatica settimanali  – gli ha scritto un altro utente – ma ti prego, basta!”

Fonte: Articolo scritto da Nick Squires e pubblicato il 17 gennaio 2017 sul sito del Telegraph

Traduzione a cura di:
Cristina Scarcia
Traduttrice
Lecce

La denuncia della Crusca

L’Accademia della Crusca denuncia: la lingua italiana è sotto assalto dal crescente numero di anglicismi, l’uso sconsiderato dei verbi ed un lessico impoverito.

Secondo il più illustre istituto linguistico del paese, l’italiano è messo in pericolo da un’ondata crescente di parole inglesi, l’abbandono dei tempi verbali e l’uso di un vocabolario sempre più ristretto, rischiando addirittura l’estinzione.

La nobile lingua di Dante e del Petrarca procede dunque verso un inesorabile involgarimento, man mano che i giovani rinunciano ad esprimersi attraverso i tempi del congiuntivo e del futuro, seminando piuttosto un linguaggio quotidiano alquanto semplicistico condito di anglicismi, anche dove ci sono alternative perfettamente adeguate nella loro lingua madre; è quello che afferma l’Accademia della Crusca, l’antica istituzione che custodisce la purezza dell’idioma italico.

“C’è stato un grande aumento nel numero di parole ed espressioni straniere e la tendenza continuerà, soprattutto con le parole inglesi”, ha dichiarato il professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia, fondata a Firenze nel 1582. “Ci stiamo dirigendo verso un italiano molto scarso. ”

Migliaia di parole sono a rischio di estinzione perché non vengono più utilizzate nel discorso quotidiano, afferma il professore. Tra queste includiamo: “accolito” (attendente, tirapiedi), “maliardo” (stregato), “tremebondo” (tremulo, tremante), “zufolare” (fischiare), e “abbindolare” (prendere in giro, farsi prendere per il naso).

Nel momento in cui gli italiani usano la parola “location”, stanno effettivamente uccidendo tre equivalenti nella loro lingua allo stesso modo efficaci, come luogo, sito e posto.

Quando il governo istituì una mezza dozzina di centri di accoglienza nel sud Italia per accogliere le decine di migliaia di migranti che fluivano attraverso il Mediterraneo dalla Libia, li chiamò “hot spots” invece di usare il termine italiano “centro d’accoglienza” – una decisione che è stata criticata dall’Accademia della Crusca.

Gli italiani sono stati più inclini ad adottare parole ed espressioni straniere, forse perché il paese fu fondato solo nel 1861 e il senso di nazionalità e orgoglio nazionale è inferiore a quello della Francia o della Spagna, ci fa sapere l’Accademia.

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Fonte: Articolo scritto da Nick Squires e pubblicato il 17 gennaio 2017 sul sito del Telegraph

Traduzione a cura di:
Cristina Scarcia
Traduttrice
Lecce