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Tradurre o l’incontro tra culture

Impegnarsi a “cercare verso la civiltà le possibili vie di un ritorno alla politica, che la maggior parte delle società contemporanee sono venute a mancare, denunciare l’essenzializzazione delle culture, l’etnicizzazione e la comunitarizzazione della politica”. […], non si tratta forse di un obiettivo mobilitante per un’ambizione profondamente umanistica? La traduzione è una delle condizioni (necessarie ma non sufficienti) per superare il discorso identitario. Essa offre anche opportunità di confronto tra diverse realtà culturali e solleva una serie di questioni relative sia al funzionamento dei settori della produzione culturale che agli scambi  internazionali, questioni che troppo spesso vengono discusse oggi solo dal punto di vista della “globalizzazione” o ” mondializzazione”. Da qui l’interesse euristico di aprire “un nuovo campo teorico nella sua trasversalità e modalità di applicazione […..] per sviluppare una valida alternativa alle nozioni superate di “dialogo delle culture” o multiculturalità”. Abbiamo ora un insieme di riflessioni stimolanti che seguono approcci simili, come gli studi di traduzione e, soprattutto, gli studi sui processi di “trasferimento culturale”.

Come sottolineano Johan Helbron e Gisèle Shapiro: “Il campo di ricerca degli studi di traduzione, che è stato istituito a partire dagli anni ’70 in alcuni piccoli paesi, spesso multilingue (Israele, Belgio, Paesi Bassi), è diventato, almeno in alcuni luoghi, una specialità a sé stante, con le sue cattedre, l’insegnamento, i manuali e le riviste specializzate. Questo lavoro rappresenta un cambiamento nell’approccio adottato. Invece di comprendere le traduzioni solo o principalmente in relazione a un testo originale, un testo di partenza o una lingua di partenza, e di identificare attentamente le deviazioni la cui rilevanza dovrebbe poi essere determinata, gli studi di traduzione si sono sempre più concentrati su questioni che riguardano il funzionamento delle traduzioni nei loro contesti di produzione e di ricezione, cioè nella cultura di destinazione. È questa stessa questione del rapporto tra i contesti di produzione e di accoglienza che sta alla base degli approcci in termini di “trasferimento culturale”, che mettono in discussione anche gli attori di questi scambi, istituzioni e individui, e la loro inclusione nei rapporti politico-culturali tra i paesi studiati. »

Fonte : Articolo scritto da Jean-François Hersent e pubblicato nel giugno 2003 sul sito BBF (Bulletin des Bibliotèques de France)

Traduzione a cura di:
Ayoub Benzarti
Traduttore indipendente
Tunisi

Gare au choc culturel : une langue, ce n’est pas que de la grammaire

Je vous souhaite la bienvenue dans la onzième édition du carnaval d’articles « Des blogs et des langues », hébergé par Chloé Donin du blog Mordus d’Italie. La problématique de ce mois : le lien qui existe entre une langue et une culture. Il s’agit d’un sujet à mon sens essentiel, donc j’ai accepté avec plaisir de me fendre d’une vidéo sur ce thème. [Monde des Langues]

Cette vidéo a été réalisée dans le cadre de l’événement « Des blogs et des langues », sur le thème « Pourquoi la culture et la langue d’un pays sont deux éléments étroitement liés ? ». Retrouvez tous les autres blogueurs ayant partagé leur point de vue sur le blog de Chloé Donin en cliquant sur Mordus d’Italie.

Le lien étroit entre langue et culture

Pour plus de réflexion sur la communication interculturelle, rendez-vous sur la chaîne.

Les autres participations au carnaval de juillet

Pour voir les articles et vidéos des autres participants sur le thème « Langue et culture », cliquez ici.

Pour voir la vidéo que j’avais réalisé lors de ma précédente participation, c’est ici.

Vous pouvez également retrouver mon entretien avec Chloé, avec ses conseils pour apprendre l’italien, dans cette vidéo.