Il Sudamerica o America Meridionale viene considerato spesso un continente a sé stante, data la sua immensa vastità: rappresenta il 12,7% delle terre emerse. Le lingue ufficiali sono in totale cinque: il portoghese (parlato dal 52% della popolazione), lo spagnolo (46%), l’inglese, l’olandese e il francese. Lo spagnolo è la lingua principale in Colombia, Bolivia, Venezuela, Ecuador, Perù, Paraguay, Uruguay (spagnolo rioplatese), Argentina (spagnolo castellano) e Cile. Il portoghese è la lingua più diffusa in Brasile, che da solo conta più di 200 milioni di abitanti, quasi la metà dell’intero Sudamerica. L’inglese è la lingua ufficiale in Guyana, nelle Isole Falkland, Georgia del Sud e Isole Sandwich Meridionali. L’olandese è la lingua principale parlata in Suriname e il francese in Guyana francese. Alle lingue ufficiali si affiancano lingue indigene come il paez, l’embera, il guambiano, il wayùu, lo sranan tongo, la lingua saramacca, il nheengatu, il quechua, lo shuar e lo tsafiki,  l’aymera, il guaranì. Sono diffuse anche il tedesco in Brasile (a Santa Maria de Jetibà e a Pomerode) e l’italiano in Brasile, Argentina e Uruguay, il giavanese e l’hindi in Suriname.

Nel XV secolo, quando i primi coloni spagnoli iniziarono ad esplorare e stabilirsi sul territorio sudamericano, influenzarono notevolmente i dialetti che allora venivano parlati dalle civiltà indigene.

Nelle colonie lo spagnolo subì un’evoluzione, non rimase completamente identico alla variante in madrepatria: si mescolò agli idiomi locali dando vita a regionalismi e diversificazioni. L’evoluzione subita dallo spagnolo in America lo rende sensibilmente diverso da quello parlato in Spagna.

Il Perù ospita numerosi immigrati asiatici e con il tempo ha ispanizzato vari termini cinesi e giapponesi; il Venezuela ha fatto la stessa cosa con alcune parole africane, considerando i flussi di schiavi neri pervenuti sul territorio in epoca coloniale.

Il quechua è una delle lingue indigene principali, erede della lingua dell’impero Incas. In origine il suo nome era runa simi, che significava per gli Incas “linguaggio dell’uomo” e si riferiva alle lingue dei ceti popolari. Attualmente il quechua è declinato in numerosi dialetti a volte incomprensibili tra loro, ma possiede un valore storico e culturale elevatissimo proprio a causa della sua matrice Inca. È la lingua indigena ancora utilizzata più diffusa al mondo, con circa 9 milioni di parlanti.

La lingua guaranì è parlata da oltre 5 milioni di persone, la maggior parte delle quali situata in Paraguay, dove è lingua ufficiale insieme allo spagnolo. Appartiene alla grande famiglia linguistica tupì-guaranì ed è suddiviso in cinque varietà: l’ava guaraní (gruppo etnico degli Apapocuva), il guaraní boliviano occidentale (dipartimento di Chuquisaca, Bolivia), il guaraní boliviano orientale (zona centro meridionale del fiume Parapetí, Argentina e Paraguay), il guaraní paraguaiano (il più diffuso), il mbyá guaraní (Argentina, Brasile e Paraguay). Furono i primi missionari spagnoli a introdurre una versione scritta della lingua, fino ad allora rimasta soltanto parlata, utilizzando l’alfabeto latino.

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